CISANO


Borgo Cisano 

Cisano è una minuscola frazione di S.Felice collocata su di una collina dalla quale si domina il golfo di Salò. Il nome del sito potrebbe derivare dal personale Caesius o dal basso latino caesa, tagliata, bosco tagliato, reciso.
Passeggiando per le vie del borgo si percepisce ancora un’atmosfera di quieta modestia che sa di fatica contadina. Attualmente le caratteristiche case rurali sono state trasformate in abitazioni di residenza civile.
L’insediamento, nel suo complesso, risale presumibilmente al XVI secolo; il borgo è sicuramente molto più antico. Infatti, in un documento dell’anno 958 che elenca le vastissime proprietà del monastero di Leno, troviamo il nome di Cisano, segno evidente che la località, già in quel remoto passato, ospitava una piccola comunità.
Fino al 1801 tale comunità si governava da sé, con il suo sindaco e i suoi consiglieri. In seguito tutta l’amministrazione di Cisano (precedentemente denominata Villa Cisano) venne totalmente svolta nel Comune di S.Felice. Qualche decennio dopo, nel 1840, Cisano venne congiunta al capoluogo da una nuova strada, il tracciato odierno. La fedeltà della frazione si confermò nel 1927 quando i capifamiglia reagirono per lettera alla decisione governativa di assegnare Cisano alla giurisdizione del municipio di Salò.La protesta fu ascoltata e Cisano rimase con San Felice. Informati da queste note storiche, i partecipanti alla passeggiata noteranno al “centro” del borgo una marmorea fontana che ha anch’essa una sua storia. Infatti, per secoli, gli abitanti del paese attingevano l’acqua per lo più da una fontanella, la quale, verso la fine del XVII secolo, era insufficiente a soddisfare le esigenze della popolazione.Fu così che, dopo numerose ricerche, fu ritrovata una fonte più abbondante, sicché nel 1687 il Consiglio deliberò la costruzione di una fontana in piazza. I lavori e le spese per i materiali furono sostenuti dagli abitanti. 

Palazzo Cominelli 
Verso la metà del Settecento l’illustre famiglia Cominelli, di origine salodiana, fece erigere l’elegante palazzo che si può ammirare sul limite settentrionale del borgo di Cisano. Alla fine del secolo scorso l’edificio fu sapientemente restaurato e divenne la sede della Fondazione Raffaele Cominelli.
I locali interni sono tutti decorati con stucchi; il piano terra è abbellito con dipinti di carattere floreale. Nel cortile della casa domenicale sono collocate due lapidi; in una si ricordano due illustri esponenti del casato Cominelli, ambedue di nome Leonardo: il primo, vissuto tra il 1642  e il 1703, fu uomo di grande cultura e pittore (sedici sue opere pittoriche restaurate sono custodite all’interno del palazzo); il secondo Leonardo (1714-1781), entrato nell’ordine dei Gesuiti, si distinse per la profonda conoscenza teologica e letteraria. In alto, al centro della lapide, è scolpito lo stemma della famiglia Cominelli: è rappresentato da tre montagne simbolo di proprietà e dalla colomba simbolo della pace. Anticamente era rappresentato dall’arca di Noè, con sopra la colomba con un ramoscello d’olivo nel becco.
Una seconda lapide fu scoperta il 20 agosto 1995 per onorare Raffaele Cominelli (1893-1981), l’ultimo letterato e soprattutto poeta di questa stirpe. Vissuto in estrema modestia, lasciò gran parte dei suoi ingenti averi affinché venisse realizzata una Fondazione che tutelasse i valori più autentici e significativi della cultura locale. 

Palazzo Brunati

La piazza di Cisano è dominata da un imponente palazzo la cui costruzione fu iniziata nel 1691 dalla famiglia Pesenti e terminata nel 1694 dai Brunati, nobile casato salodiano. Lo stile architettonico dell’edificio è quello tipico della villa di campagna con due ali laterali che racchiudono il cortile maggiore. Sullo sfondo una cancellata con pilastri in marmo di Botticino separa il cortile da un giardino a terrazza sul vallone.
Al centro del cancello troneggia lo stemma dei Brunati. Il doppio scalone centrale è in marmo bianco, le pareti e i soffitti in legno sono decorati da figure allegoriche. Al centro del primo pianerottolo della scala, sempre dipinta, si nota una corazza su piedestallo, con lance, spade, scudo, elmo e trombe, sopra la quale spicca lo stemma accartocciato della famiglia Brunati. L’interno dell’emblema, metà azzurro e metà giallo, è diviso da una fascia rossastra; sul fondo azzurro sono situate due chiavi incrociate e sulla parte gialla un simbolo indecifrabile, ma molto probabilmente un’aquila nera. In questo palazzo soggiornò per lunghi periodi l’abate Giuseppe Brunati (1795-1855), il quale rese illustre il suo ceppo: erudito studioso di lingue orientali, di studi sacri e profani, si distinse nell’archeologia per l’acutezza dell’osservazione, lo spirito instancabile dell’indagine e la facilità dell’interpretazione.
Celebri sono le sue opere, consultate ancor oggi da valenti studiosi.